Un po' di storia

Siamo negli anni ‘30, in piena industrializzazione torinese, precisamente in Barriera di Milano, luogo in cui le grandi industrie come la Fiat Grandi Motori, le Manifatture Tabacchi e le varie fonderie aveva preso piede e offrivano lavoro a tutti gli abitanti del quartiere. 

In questo periodo, il quartiere viveva numerose problematiche conseguenti l’industrializzazione e il regime fascista che era sempre più in voga, perciò tra gli abitanti dilagava sempre di più il malcontento, ma fortunatamente nella Fiat Grandi Motori era presente una figura di spicco che faceva da portavoce e lottava contro queste tremende realtà, questa persona era Antonio Banfo. Antonio Banfo era membro e soprattutto attivista del partito comunista, tanto è vero che faceva dell’atrio della Fiat Grandi Motori la sua Agorà, esponendo apertamente i suoi ideali e il suo dissenso nei confronti del regime fascista. Però Antonio Banfo non portava i suoi ideali solo nelle fabbriche presenti sul territorio di Barriera di Milano, ma anche nelle varie sedi del Partito Comunista Italiano (detti anche circoli), ed erano luoghi in cui le persone dello stesso partito discutevano, si confrontavano e studiavano. 

Sempre in queste sedi conobbe l’illustre fondatore del Partito Comunista Italiano: Antonio Gramsci, con cui intraprese uno stretto rapporto di amicizia, tant’è che dopo le cene, Gramsci lavava i piatti insieme alla moglie di Banfo discutendo sulle modalità di contrasto del regime fascista. 

Però tutte queste lotte e ostilità contro il Fascismo costarono molto care ad Antonio Banfo e a suo genero Salvatore Melis, che il mattino del 18 Aprile del 1945, furono trovati morti in corso Giulio Cesare angolo corso Novara.

Questa mossa fu talmente meschina e codarda che nessun fascista ebbe il coraggio di prendersi la responsabilità per questi due omicidi, nonostante ciò gli abitanti di Barriera di Milano riuscirono a scovare i colpevoli e li impiccarono nello stesso luogo in cui furono trovati i cadaveri dei due eroi. 

Però nessun cittadino di Barriera di Milano dell’epoca voleva che il nome di Antonio Banfo fosse dimenticato, perciò gli venne intitolato il circolo simbolo del quartiere, che era anche la sede del PCI, che aveva sede in piazza Crispi.

Le sedi del PCI non erano solo luoghi di dibattito politico, bensì erano anche punti di interscambio culturale: si insegnava alle persone analfabete a scrivere e a leggere, si informava i lavoratori sulla situazione politica che stava attraversando il paese, visto che all’epoca non esistevano ancora i media, intellettuali come Calvino e Pasolini facevano ascoltare la musica agli operai (che era considerata un bene solo per le persone di alto rango sociale), tanto è vero che venne istituito il primo circolo Jazz, come il circolo Toscanini. Questa tradizione culturale continuò ad essere tramandata nelle generazioni dei vari circoli, soprattutto al circolo Antonio Banfo. 

Però contemporaneamente la società si stava evolvendo, ed era anche nato l’obbligo di frequenza nelle scuole, di conseguenza la cultura era diventata facilmente accessibile a tutti, perciò il circolo Banfo, iniziò piano piano ad essere meno frequentato … 

Finché in una sera primaverile del 2016, un gruppo di ragazzi tra i 16 e 23 anni, si riunì al circolo Banfo per cercare di dare nuova linfa al luogo, cercando di calcare le orme dei loro predecessori. 

Iniziarono istituendo il doposcuola per aiutare a studiare i ragazzi in difficoltà e istituirono anche vari corsi di lingua araba e inglese. E col passare del tempo iniziarono a farsi spazio e iniziarono a farsi conoscere in Barriera di Milano facendo partire vari progetti come: il podcast Berrai Barriera, che cerca di dare una versione alternativa a ciò che dicono i media su Barriera di Milano. Grazie alle splendide collaborazioni ora il Banfo è sede della Street View Art Gallery galleria d’arte a cielo aperto curata da Rosy Togaci e della Bibioteca Popolare Lino Anaclerio.